Friday 17 August 2012

Preghiera e meditazione come Aspirazione e Realizzazione


                                          Serie di lezione tenuta al Istituto Lamrim, Roma
Preghiera e meditazione come Aspirazione e Realizzazione
Geshe Gedun Tharchin

I testi che leggiamo possono essere utilizzati come mezzo per la meditazione o come preghiera. Se li leggiamo con l’intento di esprimere una preghiera allora il significato sarà rispetto e aspirazione, mentre se li consideriamo per la meditazione, mettiamo in atto i nostri pensieri e quindi un’analisi cognitiva.

In realtà non esiste una netta separazione tra la meditazione e la preghiera, se meditiamo stiamo in un certo senso pregando e viceversa: con la preghiera esprimiamo le nostre aspirazioni, gli obiettivi che vogliamo raggiungere; la meditazione invece è un tentativo di realizzare il significato delle aspirazioni che avevamo messo in luce con la preghiera.

Generalmente quando si parla di religione, o di spiritualità, si pensa sempre in termini di separazione tra la pratica della meditazione e della preghiera mentre, in realtà, esiste solo una differenza sottile che consiste nel fatto che nella preghiera esprimiamo le nostre aspirazioni non per ricevere qualcosa dall’esterno, mentre nella meditazione avviene un lavoro interiore di cui realizzarne il significato, ossia è un qualcosa che rafforza e conferma le nostre intenzioni.

La meditazione è quindi uno strumento per realizzare tutto ciò che ci siamo prefissi con la preghiera.
Per far si che la meditazione dia i suoi risultati è necessaria una costante preghiera; la preghiera senza meditazione è come desiderare di voler andare da qualche parte senza camminare.

La preghiera mostra il cammino da percorrere e la meditazione rappresenta il camminare, ossia lo sforzo, il lavoro. La meditazione senza la preghiera non saprebbe dove andare in quanto non conoscerebbe l’obiettivo, quindi la preghiera dà un impulso alla nostra pratica per andare più veloce.

La preghiera ci aiuta a capire a che punto del nostro lavoro siamo arrivati e dove dobbiamo dirigerci.
Quando leggiamo dei testi come preghiera, interiorizziamo i concetti, le parole, il senso ed ogni volta cogliamo qualcosa di diverso raggiungendo livelli diversi di comprensione che ci aiutano nella meditazione.
E’ importante chiarire le differenze tra preghiera e meditazione; su questo si fa molta confusione, crediamo siano due concetti in contrapposizione, pensiamo che pregare significhi chiedere qualcosa dall’esterno.

Ci sono due tipi di fraintendimenti: c’è chi pensa che colui che medita non abbia bisogno della preghiera in quanto autonomamente sviluppa una crescita interiore e chi ritiene che la preghiera esista senza la meditazione ossia chiedere qualcosa ad un Dio senza la propria realizzazione. Questi fraintendimenti portano le persone a credere o nella meditazione o nella preghiera quindi chi medita non prega e viceversa, invece preghiera e meditazione sono due cose diverse, ma complementari.

E’ quindi possibile pregare e meditare contemporaneamente, in quanto attraverso la preghiera abbiamo l’aspirazione e nella meditazione troviamo la realizzazione. Ad esempio quando leggiamo testi sacri stiamo pregando poiché questi vengono scritti come una preghiera, ma stiamo anche meditando in quanto ne analizziamo i concetti e quindi ne realizziamo il significato. Anche leggere silenziosamente è una forma di meditazione.

Nella società occidentale un ulteriore fraintendimento viene dal considerare la meditazione come una sorta di ginnastica mentale, mentre il vero significato è quello di portare la conoscenza alla realizzazione, ossia i concetti alla loro messa in pratica.

La conoscenza è il risultato di uno studio intellettuale, ma non avrebbe significato se, attraverso la meditazione, non la mettessimo in pratica e quindi la realizzassimo.

La meditazione e la preghiera sono quindi i metodi per portare la conoscenza alla sua realizzazione. Realizzazione significa portare dei concetti nella realtà, ad esempio possiamo sapere cosa siano l’amore e la compassione, ma poi è fondamentale realizzarli nella nostra vita, ossia vivere con amore e compassione.

Domanda: Volevo sapere se per preghiere si intendono solo quelle precostituite, o se ne posso creare io una, e nel caso che valore ha?
Risposta: Dipende dall’intenzione, dalla qualità del tuo cuore. Anche qui può nascere un fraintendimento in quanto a volte crediamo che recitare una preghiera scritta da una persona importante abbia un valore maggiore rispetto ad una formulata da uno sconosciuto o nostra, il valore invece sta nella qualità del cuore con cui viene espressa.

Domanda: C’è differenza se si prega in gruppo o da soli? Ho questa rimembranza dalla religione cattolica dove si crede che alcune preghiere siano più potenti perché recitate maggiormente.
Risposta: Questa è una grande illusione. Non dipende da quante volte o quante persone recitino quella determinata preghiera, ma da come la preghiera tocchi il cuore di ciascuno: più tocca il tuo cuore più ha effetto su di te e quindi diventa efficace. Pregare in gruppo dà un risultato collettivo, pregando da soli si accumulano propri meriti.

Domanda: Ma ci sono dei gruppi cattolici che si riuniscono sostenendo la potenza del gruppo che prega…
Risposta: Esiste un aspetto di verità in questo perché pregare in gruppo crea un’energia collettiva positiva. L’errore può essere nel credere di ottenere più grazia dall’esterno, mentre il senso è quello di rimanere più concentrati.

Domanda: Quando il Sangha recita una preghiera mi accorgo che non abbiamo un ritmo comune, ognuno recita indipendentemente. Questo è sbagliato?
Risposta: No, non è importante recitare una preghiera come se stessimo cantando una melodia.
Nel mio monastero cantiamo a qualsiasi ora del giorno e della notte perché abbiamo molto tempo libero per esercitarci.

Domanda: Studio, preghiera e meditazione sono i lati della stessa cosa?
Risposta: Sono tutti focalizzati sulla stessa cosa. La conoscenza aiuta in quanto arriva all’anima e al cuore. Quel che dobbiamo fare è creare un’unione tra la mente ed il cuore; questo avviene con la meditazione e la preghiera: sono due canali attraverso i quali dalla conoscenza mentale passiamo alla realizzazione del cuore-mente.

Domanda: Ci spieghi meglio che intendi con cuore, mente e anima?
Risposta: Nella traduzione dei testi di filosofia buddista si cerca di non utilizzare termini quali “anima” o “Dio” che ci riportano al Cristianesimo e che creerebbero dubbi e confusione. Nella concezione buddista con il termine “mente” non si intende soltanto il cervello, ovvero un qualcosa che risieda solo nella testa, ma si parla di un qualcosa che abbia un collegamento anche con il cuore, quindi in generale si potrebbe anche chiamare anima.
Analogamente il cuore non è soltanto l’organo che pompa il sangue, ma è un chakra ossia un punto centrale del nostro essere.
E’ comunque importante non sviluppare una concezione accademica o linguistica per distinguere questi termini, poiché il vero praticante è colui che sente queste cose all’interno del proprio essere.