Il Silenzio e il Segreto della Mente
Geshe Gedun Tharchin
Merano 4 - 5 dicembre 2010
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INDICE
Il Silenzio e il Segreto della mente
Motivazione nel Mandala, il
Centro dell’Essere nel Segreto della Mente................
Il Silenzio della Mente.............................................................................................
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Il Valore della Pura Natura Umananei cinque fattori mentali
Dobbiamo sondare il segreto della mente e dunque iniziamo
il nostro incontro formulando l’intenzione e la preghiera della presa di
rifugio nei tre Gioielli.
Meditiamo e prima di tutto purifichiamo il corpo, assumiamo
una posizione confortevole, con la schiena diritta, ma non contratta, in modo
da rimanere nella naturale condizione rilassata e gioiosa, passiamo poi alla purificazione
del respiro osservando la regolarità di ogni inspirazione ed espirazione e la
sua unità con tutte le parti del corpo, e ora purifichiamo la mente liberandola
dai pensieri concettuali e concentrandoci con consapevolezza sul chakra del
cuore in cui dimora la coscienza principale.
(segue
meditazione)
La meditazione è un esercizio essenziale per
mantenere stabile la salute complessiva nell’equilibrio spirituale, mentale e
fisico, io stesso ho sperimentato l’immenso valore di questa pratica in ogni
momento della mia vita, è un apprendimento che va al di là di ogni possibile
teoria ed più potente anche dello studio dei testi più eccelsi.
Il valore spirituale che si conosce nell’esperienza
è veramente fonte di gioia inesauribile, un aiuto fondamentale nei momenti duri
dell’esistenza, non c’è amico più fedele e vicino, appartiene alla natura
umana, ci caratterizza più del DNA o dei legami di parentela, è il tesoro incommensurabile
di questa esistenza e se non ne siamo coscienti ci autoinganniamo, questo è il
vero pericolo, ben più tragico di qualsiasi evento indotto dall’esterno.
Se non siamo consapevoli della qualità immensa
della nostra natura umana e ci perdiamo nella visione falsa di noi stessi
combattiamo inutilmente ostacoli esteriori senza accorgerci che il nemico
peggiore, l’ignoranza che oscura tutto, è la padrona della nostra casa.
La nostra salvezza e protezione, il riconoscimento
di Dio, del Buddha, non è qualcosa al di fuori, ma lo scopriamo solo nel
riconoscimento delle infinite possibilità offerte dalla pura natura umana, e
per poter avere una visione maggiormente chiara della nostra condizione è
indispensabile purificare ogni impurità del corpo, della parola e della mente tramite
la meditazione.
E’ possibile scoprire la vera natura umana, riconoscerla,
realizzare concretamente se stessi in ogni evento della vita quotidiana,
soltanto cercandola nella purezza del proprio cuore.
Nel momento in cui si conosce e realizza
completamente la propria natura umana si è liberati, si raggiunge l’illuminazione
e questo vale per tutti, buddhisti e non, in tibetano infatti si usa solo un
termine - Coé / Choe - che significa sostanzialmente Dharma,
trasformazione della mente.
Nell’azione interiore di trasformare la mente
diventiamo praticanti di Dharma, cerchiamo la realizzazione del valore umano,
qualità indistintamente comune a tutti, e diventiamo concretamente operatori di
pace nel mondo, ma quale mondo? giacché ne esistono tre tipi:
1.
mondo esterno, quello materiale che così unanimemente riconosciuto;
2.
mondo alternativo, quello immaginario, valutato differentemente da ognuno secondo una
personale interpretazione;
3. mondo
interiore.
La pace nel mondo non significa dunque assenza di
guerra, ma tranquillità, serenità, armonia che, partendo dal proprio cuore,
permea e si espande in tutte e tre le tipologie di mondi poiché nella pace
interiore nascono i pensieri positivi che si trasformano in immagini positive
che a loro volta si trasformano in concrete azioni di pace esteriore.
Tante persone, assorbite unicamente dal proprio
ego, pensano che meditare sia una perdita di tempo, che non serva a nulla e che
sia invece più produttivo intraprendere effettive battaglie per raggiungere
finalmente una ipotetica pace mondiale, ma se manca la pace interiore, se c’è
odio, rancore nel proprio cuore, come si potrà ottenere una qualsiasi pace
esteriore? Impossibile! la rabbia del singolo genera la guerra per tanti, la
pace di uno origina la pace per molti.
La pace del cuore è il seme della pace del mondo,
in tutti i tre livelli, e corrisponde a ciò che noi definiamo Dharma, Chöd,
una qualità che possiamo scoprire e coltivare nel silenzio del cuore, malgrado quest’attitudine
sia purtroppo completamente sconosciuta e rigettata dalla società moderna, si è
perduta completamente la comprensione della vera spiritualità, mascherata e
nascosta sotto etichette tendenti a incasellarla in schemi assurdi, totalmente
vuoti e non corrispondenti alla sua essenza.
Soltanto nella meditazione che purifica corpo,
mente e spirito è possibile ritrovare questo fondamentale valore umano,
spogliato dai pesanti orpelli costruiti dalle differenti tradizioni, culture,
superstizioni.
Sāntideva, grande mistico indiano dell’ottavo
secolo, dette il fondamentale insegnamento raccolto nel Bodhicaryāvatāra
(La via dei Bodhisattva) e in questa giornata ne esamineremo alcuni versi.
Dal capitolo V° - La Vigilanza -:
16 “Tutti coloro
che desiderano ottenere la felicità e sconfiggere la sofferenza, a vuoto si aggireranno
se non comprenderanno il segreto della mente: il vero significato del Dharma.”
Qual è dunque il vero significato del Dharma? - Il
vero significato del Dharma è il segreto della mente.
Ma se non conosciamo il segreto della nostra mente,
il valore fondamentale del Dharma, gireremo sempre a vuoto, desiderando la
felicità e operando l’infelicità, divenendo i crudeli artefici di tutta la
nostra sofferenza.
Non serve a nulla proiettare aspettative in
divinità e simboli esterni, il valore fondamentale è nel segreto, nel silenzio,
nella natura pura della mente, nel Dharma.
17 “Per questo
proteggerò e governerò bene il mio pensiero. Poiché senza la dovuta disciplina
applicata alla mente a cosa mai servirebbero le altre pratiche?”
E’ necessario conoscere, governare e mai
discriminare i propri pensieri, sia positivi che negativi, tutti sono parte della
vita, hanno un ruolo preciso, non esiste essere umano che abbia solo attitudine
positive, dunque è necessario accogliere e osservare anche quelle negative.
L’essere umano è l’insieme di molte qualità e
altrettanti difetti, tutto deve essere accolto con equanimità, sarebbe proprio
ridicolo combattere la rabbia con maggiore rabbia, soltanto osservandone senza
rifiuto, contrapposizione o tentativo di espulsione, la forza intrinseca è
possibile giungere a una sua trasformazione, elevazione, solo in questo modo si
è realmente liberi.
Il valore umano nella profondità del cuore è unico,
puro, universale.
Questo è il significato di governare, di proteggere
la propria mente, dimorare nella coscienza centrale, andare alla radice della
pura natura umana, completamente innocente, non inquinata dai pensieri, né
negativi né positivi.
La pratica del Dharma deve compenetrare concretamente
ogni atto della nostra vita, non può essere solo filosofia, ideologia,
astrazione, tutti i grandi maestri, Buddha, Gesù, hanno insegnato una
irrinunciabile prassi, non hanno offerto chimere, sogni, ma concretezza di
amore da cui non si può sfuggire.
La felicità o la sofferenza, non sono indotte
dall’esterno, dipendono esclusivamente dal nostro pensiero, dall’accoglienza non
discriminante, dalla capacità di trasformazione e protezione, questo è un
significato fondamentale del segreto della mente.
Con un linguaggio moderno la cultura occidentale
definisce la conoscenza della mente suddividendola in cinque livelli, dal più
grossolano che riguarda la psicologia, la comprensione degli eventi, al più
sottile che sfuma in ciò che sfugge alla definizione concretamente
individuabile: conscio, subconscio, superconscio, spirito, anima.
L’aspetto conscio,
riguarda la percezione quotidiana, presente sempre, il subconscio appare e scompare, emerge saltuariamente, il superconscio invece è coltivato,
determinato da una volontà precisa, secondo lo psicoanalista Carl Gustav Jung è
simile ad una realizzazione che domina e controlla i precedenti aspetti che inducono
confusione e permette il passaggio allo spirito
cioè alla visione tranquilla, equanime; infine c’è l’anima che porta le impronte, così coltivate, di vita in vita. Questa
è la natura umana che si esprime nel segreto della mente.
La filosofia buddhista è più complessa dello studio
occidentale sul segreto della mente e sarebbe davvero un’impresa impossibile
tentare di spiegarla in così poco tempo, ma tenterò di dare alcuni flash per semplificarne
la comprensione.
La coscienza è il centro della mente principale, ma
dov’è la possiamo cercare? - la troviamo solo nell’elevazione dei pensieri
tramite la consapevolezza che ci mostra come nella mente principale fondino i cinque
fattori mentali presenti in ogni pensiero.
I cinque
fattori mentali onnipresenti sono:
1.
la sensazione, che permea al suo sorgere
ogni pensiero traducendolo in esperienze positive, negative o neutre;
2.
la percezione o identificazione, è il riconoscimento naturale della realtà
osservata su cui formuliamo spontaneamente un giudizio;
3.
il desiderio o volizione, è l’intenzione che determina la costruzione
discriminante del pensiero e la scelta dell’azione;
4.
l’impressione o contatto, è l’impronta permanente lasciata nella coscienza
principale dal pensiero;
5.
Il contatto o attenzione dell’oggetto percepito.
Per proteggere e dominare i nostri pensieri
dobbiamo essere coscienti di questi cinque elementi che permeano e accompagnano
ogni atto umano, perché soltanto con questa consapevolezza possiamo riconoscere
il valore supremo del Dharma, il segreto della mente, cioè la base di ogni
qualità umana, del nostro essere, della pace del mondo interiore, immaginario
ed esteriore.
Ogni nostro atto porta un bagaglio di cose buone e
di problemi, persino l’amore e la compassione, certamente positivi, possono contenere
elementi disturbanti di desiderio, di attaccamento, per questo è assolutamente
indispensabile avere la capacità di riconoscere la natura di ogni pensiero permeato
dai cinque fattori mentali onnipresenti.
Il segreto della mente è custodito nella sua stessa
potenzialità infinita, e non è né semplice né opportuno voler ad ogni costo stabilire
rigidi confini tra forma e non forma, persino la scienza moderna è giunta a
queste stesse conclusioni dimostrando che l’intenzione umana non è statica,
ferma, ma persino in grado di modificare l’atomo e le infinitesimale particelle
che lo compongono.
Allo stesso modo nella filosofia buddhista si
riconosce il valore basilare dell’intenzione su cui si fonda ogni pratica.
L’intenzione può condizionare e determinare la relativa conseguenza, sia
positiva che negativa, essa definisce la forma dei pensieri, in grado di farci
sprofondare nella sofferenza più cupa o di essere trasformati nella liberazione
del cuore che purifica ogni negatività.
La meditazione potenzia le qualità della mente
nella consapevolezza, attua l’intenzione della mente e questa è la pratica del
segreto della mente.
Domanda: L’inizio della pratica è però davvero difficile, può essere di aiuto
una qualsiasi immagine della natura, di un albero o di una montagna ad esempio,
visti come riflesso, come specchio, della natura umana?
Lama: Tutto dipende
dall’intenzione, dalla motivazione soggettiva, questo è fondamentale, ognuno
applica i metodi che ritiene migliori, e non è nemmeno necessario avere sempre
una motivazione strettamente spirituale, è sufficiente una qualsiasi
motivazione positiva, umana, aperta agli altri.
Raggiungere
l’illuminazione è molto bello, ma bisogna sempre stare con i piedi per terra
nella concretezza della condizione umana, camminare insieme, lentamente,
umilmente, questo vale assai di più che sognare il nirvāna futuro. Il Dharma è
concreto, umano, non è ideologia, affonda il suo essere nell’intenzione che
tutto condivide: psicologia, spiritualità, pratica, scienza, umanità…
Dobbiamo
essere sempre consapevolmente presenti ricordando che il nostro compito umano è
qui e ora.
Grazie per la vostra pazienza; concludiamo la
giornata dedicando i meriti per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Motivazione nel Mandala, il Centro dell’Essere nel Segreto della Mente.
Riprendiamo la riflessione sull’essenzialità della
motivazione umana in grado di influenzare qualsiasi situazione della vita,
nostra e altrui, dunque l’intenzione, virtuosa è fondamentale per intraprendere
qualsiasi azione positiva.
In particolare quando ci accingiamo ad assumere un
impegno prettamente spirituale, la motivazione deve essere intensa, carica di
determinazione, di forza interiore, concentrata, non distratta, in piena
consapevolezza, deve sorgere dal centro del nostro essere, dal punto profondo
del nostro cuore, non dal cervello o dai pensieri.
Questo è il vero senso del mandala, che non è espressione
artistica, un disegno da contemplare; in sanscrito man significa
mente-cuore, il punto centrale nella mappa del nostro essere, che non si ammira
in un museo, ma che ognuno di noi ha in sé e in cui deve custodire le preziose
qualità umane.
Questo è un aspetto molto importante, il mandala è
il fulcro su cui si sviluppano le religioni, le filosofie, la psicologia, e
tutte, indistintamente, ricercano il punto centrale dell’essere.
Nell’esperienza di tanti anni in cui ho cercato di
fare qualcosa di efficace, di cambiare modo di essere, di trasformare la mente,
ho verificato che si deve sempre partire da questo centro, altrimenti non si riesce
a correggere il proprio carattere, a modificare le abitudini.
Tutte le qualità interiori sorgono e affondano le
radici nel punto centrale del nostro mandala.
Dall’esterno è impossibile dimostrare l’esistenza
del punto centrale della mente cuore, soltanto individualmente, ognuno,
rivolgendo lo sguardo al proprio interno con consapevolezza, con concentrazione
e perseveranza, può cominciare a sentire in sé questo punto, a riconoscerlo e
dunque sviluppare la motivazione, l’intenzione in grado di cambiare
radicalmente il modo di essere.
La motivazione positiva, concreta non è per
raggiungere l’illuminazione, ma per vivere la propria umanità pienamente, nella
pace, che nel primo essenziale passo deve avvenire nel mondo interiore, il
secondo passo raggiungerà il mondo alternativo, immaginario, ed infine con il
terzo passo si arriverà al mondo esteriore, fisico.
Questi tre passaggi sono importantissimi per poter
trasformare se stessi nella motivazione concreta, e sviluppare la pace che è
Dharma, valore dell’essere, segreto della mente.
Il segreto della mente è proprio questa capacità di
sviluppare la motivazione in grado di creare una pace interiore, una pace
alternativa e una pace esteriore.
La mente, definita con terminologie diverse, man,
citta, spirito, cuore…, è un fenomeno intangibile dentro di noi, non la si
può toccare, ma solo percepirne l’energia che governa in ogni aspetto la vita e
che, permeata dalla giusta motivazione, può davvero mutare radicalmente il
nostro modo di essere.
Riflettendo su questo grande segreto della mente
meditiamo ora per qualche momento insieme, cerchiamo intensamente la
motivazione al centro del nostro essere, abbandoniamo tutte le preoccupazioni e
concentriamo la ricerca della pace nel nostro mondo interiore che si estenderà
naturalmente in quello alternativo, immaginario, e in quello esteriore.
(segue
meditazione)
Lentamente, lasciamo andare la concentrazione
meditativa e ritorniamo alla condizione di presenza nel quotidiano.
Come avete meditato? Qualcosa si è smosso all’interno?
Risposta: E’ difficile far uscire
qualcosa….
Lama: Non c’è nulla da far
uscire, anzi bisogna entrare nella profondità di se stessi e incontrare lo
spirito sempre più raffinato, più sottile e più potente, questo è il percorso
che porta naturalmente all’illuminazione, non c’è nulla da cercare all’esterno,
non si deve uscire, bensì addentrarsi al centro del proprio cuore, del mandala,
nel segreto della propria mente.
La qualità più grande dell’essere umano non è la
sua sola mente, ma il segreto della sua mente che dà valore alla sua vita, apre
la mente-cuore alla gioia vera, inalterabile.
Se non troviamo e riconosciamo il segreto della
mente saremo costantemente in balia della sofferenza, dell’insoddisfazione.
Il valore spirituale, il Dharma supremo è il segreto
di questa nostra mente che, pur non essendo ancora illuminata, ma ordinaria,
quotidiana, ha in sé la natura di Buddha che risiede nel centro del cuore, o,
secondo la terminologia cristiana, è lo Spirito Santo.
16 “Tutti coloro
che desiderano ottenere la felicità e sconfiggere la sofferenza, a vuoto si aggireranno
se non comprenderanno il segreto della mente: il vero significato del Dharma.”
17 “Per questo
proteggerò e governerò bene il mio pensiero. Poiché senza la dovuta disciplina
applicata alla mente a cosa mai servirebbero le altre pratiche?”
Ho visto spesso nelle librerie occidentali molti
libri dalle copertine allettanti che promettevano ricette magiche per
raggiungere l’illuminazione nel più breve tempo, quasi si trattasse di un
procedimento meccanico, tecnologico, ma tutto questo è follia, assolutamente
irrealizzabile, esiste un’unica pratica, fondamentale, che non si può ignorare
né aggirare cercando scorciatoie e consiste nel proteggere e governare il
pensiero.
19 “E come posso
io proteggere una ferita fisica, ben un piccolo dolore. con estrema attenzione
e tralasciare di difendere una ferita ben più grave e che mi può recare maggior
danno portandomi ad essere stritolato dalle montagne infernali, cioè il mio
pensiero?”
Proteggere e governare la mente non implica un
gravoso carico, un sacrificio insopportabile, bensì un piccolo impegno, ma noi
siamo così impigriti dalle troppe comodità che fatichiamo ad assumere un
qualsiasi obbligo seppur di poco peso.
Se sappiamo perseverare nella protezione e nel
governo del nostro pensiero l’impegno necessario è quasi automatico, facile,
mentre in caso contrario il danno senza fine riprodotto quotidianamente graverà
in modo massiccio sul nostro modo di essere.
Il più pericoloso e distruttivo fenomeno nella vita
è l’incapacità di proteggere se stessi, di governare il proprio pensiero.
21 “E’ meglio che
tutte le mie ricchezze ed onori vadano perduti, che io rimanga senza mezzi di
sostentamento e pure tutte le altre virtù mi abbandonino, piuttosto che mi
abbandoni e si degeneri il pensiero positivo.
Noi ci affanniamo in ogni modo per ottenere la
felicità materiale, ma se lasciamo degenerare il pensiero positivo la
sofferenza diventa una presenza costante, inevitabile, poiché solo custodendo
il pensiero positivo accompagnato dalla consapevolezza dei cinque fattori
mentali onnipresenti, siamo nella gioia, nella pace.
22 “E voi che
volete custodire al meglio il vostro pensiero, vi supplico, applicate
costantemente la vigilanza e la consapevolezza.”
23 “Allo stesso modo
che un malato è indifeso e non può agire indebolito dalla malattia, le menti di
coloro che non applicano queste due facoltà, avendole perturbate, non hanno
possibilità di compiere azioni positive.”
La meditazione si fonda su vigilanza e consapevolezza,
ma come possiamo concretamente applicarle?
Queste due qualità essenziali non possono mai venir
meno in quanto ci permettono di osservare ogni pensiero nel momento stesso in
cui appare nella sua natura pregna dei cinque fattori mentali: sensazione,
percezione, desiderio, impronta, e conoscenza, consentendoci in questo modo di
proteggerlo e averne il controllo.
Oltre ai cinque fattori mentali che sempre
accompagnano la mente principale, dunque onnipresenti, ne esistono altri e tra
questi quelli che riconosciamo come i cinque
fattori mentali determinanti:
1.
aspirazione o intenzione;
2.
determinazione o interesse;
3.
memoria o consapevolezza;
4.
concentrazione;
5. discernimento
o conoscenza superiore.
Procediamo dunque ad analizzare come applicare le
facoltà mentali ad ogni pensiero, positivo, negativo o neutro. Ieri ci siamo
soffermati maggiormente sull’attaccamento, oggi osserviamo la rabbia,
un’emozione completamente intrisa di tutti i fattori mentali, sia onnipresenti
che determinanti.
La nostra istintiva e consueta reazione alle
emozioni conflittuali, disturbanti, è di contrapposizione, di rifiuto e automaticamente
scatta la volontà di eliminazione, un’attitudine che non produce nulla, anche
perché non conosciamo affatto l’oggetto del conflitto.
Dobbiamo invece riconoscere e saper vedere la
rabbia nella sua completezza, con tutti gli agenti che l’accompagnano: aspirazione,
interesse, consapevolezza, una forma di concentrazione e conoscenza, ben
sapendo che tutti questi elementi sono inevitabilmente presenti, anche se in minima
parte.
La rabbia è parte della nostra vita e non
necessariamente è sempre soltanto negativa, possiede forza e potenzialità che
possono trasformarsi in positive se in essa si sviluppa una maggiore conoscenza, concentrazione, consapevolezza,
determinazione e aspirazione nel privilegiare la positività piuttosto che la
negatività.
La rabbia ci induce a praticare la virtù della
pazienza che, tramite le qualità inscindibilmente correlate della vigilanza e
della consapevolezza, sviluppa la saggezza.
Tutto ciò di cui parliamo rientra nel segreto della
mente che giace sicuro nella nostra mano poiché nessuno lo può rubare, né
dominare o proteggere al posto nostro.
Questa è la nostra grande responsabilità poiché noi
siamo gli unici veri artefici di ogni felicità o sofferenza, ma se non
riconosciamo i dieci fattori mentali, onnipresenti e determinanti, che permeano
ogni pensiero, sarà molto difficile abbandonarsi fruttuosamente a qualsiasi
tipo di meditazione, analitica o sul singolo punto, in grado di governare e proteggere
la mente nella vigilanza e nella consapevolezza.
Solo con quest’attitudine possiamo praticare il
Dharma, la Pace, nei tre livelli del mondo: interiore, alternativo o
immaginario, ed esteriore o fisico.
Il mondo alternativo è ciò che noi percepiamo
secondo la nostra immaginazione che può essere davvero illimitata e per questo vi
possiamo applicare incondizionatamente la rinuncia, la compassione; mentre nel
mondo concreto ciò sarebbe impossibile a causa dei limiti oggettivi.
Il segreto della mente può essere sondato in mille
modi, ma noi oggi ne esaminiamo un aspetto minimo, iniziale, molto pratico.
Domanda: A proposito della nostra attitudine
consueta a perdere tempo, come possiamo accordare la preoccupazione di non
sprecare nulla che ci fa istintivamente essere ansiosi, agitati, insicuri e lo
stare calmi, tranquilli e sereni?
Lama: Tutto è accordato, non
c’è separazione, io sono il mondo e il mondo è io, senza
dualismo, è un aspetto molto sottile, ma questo è l’amore, la compassione. Non
perdere tempo significa non sprecarlo in inutili cose, bensì utilizzarlo con
giusta misura, nel riposo come nell’azione, con vigilanza e consapevolezza in
ogni atto, questo è il grande messaggio della via di mezzo; l’utilizzo corretto
del proprio tempo è vita, purtroppo invece noi ci perdiamo in futilità e tutto
va perduto, per questo è importante dedicare quotidianamente un po’ di tempo,
anche pochi minuti, per meditare, per chiarire in noi stessi le intenzioni che
dovranno guidare la giornata, senza stancarci in inutili attività interiormente
faticose e improduttive.
Domanda: Hai parlato della non
negatività della rabbia in sé, ma quando si prova rabbia non si può essere
felici….
Lama: La rabbia sotto il
giusto controllo, conosciuta nella sua essenza, governata e protetta con
consapevolezza e vigilanza, va bene. Nella visione delle dieci facoltà mentali,
cinque onnipresenti e cinque determinanti, tutto, rabbia, attaccamento,
desideri, si trasformano in energia positiva.
Domanda: Il centro della mente è
visualizzato nel cuore, ma proprio qui si concentrano tutte le tensioni e
preoccupazioni che ci affliggono, come possiamo evitare questo grosso limite?
Lama: Lasciando andare nella
meditazione ogni blocco a cominciare dal corpo che deve essere rilassato nel
respiro calmo, profondo, avvertendo la sua potenza liberatoria rigeneratrice
proprio al centro del cuore. La perseveranza e la concentrazione sono la base,
la medicina per sciogliere gli ostacoli, come dicono i versi del capitolo VIII°
- La Meditazione -:
1 “Dopo aver incrementato la mia perseveranza
devo stabilizzare la mente attraverso la meditazione concentrativa, poiché chi
ha il pensiero distratto e debole diviene preda tra le zanne dei difetti
mentali.”
2 “Restando solo, il mio corpo e la mia mente
non possono essere danneggiati dalle distrazioni, così rinunciando alla falsità
del mondo devo eliminare tutte le speculazioni mentali.”
Speculazioni
mentali che noi creiamo nel mondo immaginario.
Domanda: Molti di noi, soprattutto i
nostri figli, vivono spesso situazioni difficili in cui hanno la sensazione di
sprecare la loro vita, di sbagliare, ad esempio studiare anni e anni per
ottenere una laurea e poi non trovare lavoro, oppure lavorare in ambienti
ostili in cui magari si è obbligati a trattare duramente le altre persone.
Vivendo queste situazioni coercitive, non scelte, ma comunque sbagliate, come
si può conciliare una simile condizione con quanto detto oggi? oppure non è
possibile trovare una mediazione ed è necessario abbandonare decisamente tali
situazioni?
Lama: Io penso che il valore
spirituale sia il livello di coscienza più sottile che debba essere alla base
della nostra coscienza quotidiana per mantenere l’equilibrio e offrire le
risposte giuste da applicare alla vita pratica. L’essenza spirituale non può
essere separata dalla necessaria quotidianità, non c’è contrapposizione,
entrambe sono correlate, l’aspetto spirituale, nascosto, sta alla base
dell’essere, quello professionale, quotidiano, è tangibile, manifesto, ma
entrambi sono necessari e soprattutto non si escludono, ma si integrano e
arricchiscono vicendevolmente.
Il Silenzio della Mente
Il segreto e il silenzio della mente non si
riferiscono al contesto generale né alla mente del Buddha, bensì alla nostra
mente, singolarmente, di cui dobbiamo scoprire l’immenso valore approfondendone
la conoscenza nella meditazione.
Il segreto della mente, il controllo del pensiero,
è il tesoro più prezioso dell’intero Dharma, e lo dobbiamo preservare,
proteggere, poiché saper governare il proprio pensiero è la prima fondamentale
pratica di Dharma.
Nessuno può pensare di controllare e guidare la
mente degli altri, ma ognuno deve farsi carico responsabile della propria in
quanto essa rappresenta la miglior risorsa dell’esistenza, fisica, mentale e
spirituale.
La sofferenza e i problemi che ci affliggono
dipendono esclusivamente dall’incapacità di governare, guidare e proteggere i
nostri pensieri.
La nostra vita è al centro del nostro essere, della
nostra mente-cuore, del nostro mandala e, pacificando il corpo nella purificazione
del respiro, vi giungeremo concretamente in un contatto reso tangibile nella meditazione.
Abbiamo lungamente parlato del segreto della mente,
ora vediamo cos’è il silenzio della mente.
Il silenzio della mente è la forma principale della
meditazione.
La nostra mente non tace mai, anche quando dormiamo
il suo chiacchiericcio non si interrompe e un’attività così continua e
fastidiosa ci stanca, ci rende distratti e vulnerabili anche fisicamente, non
riusciamo più a trovare il tempo e lo spazio per riposare e rigenerarci.
E’ incredibile come, malgrado tutta la nostra
intelligenza, ci sottoponiamo senza sosta, giorno e notte, al cicaleccio
rumoroso e incessante dei pensieri, non abbiamo un momento di pace e questo
significa che non siamo mai entrati veramente nella meditazione che è silenzio.
Lo stato di silenzio della mente è essere al di
fuori del pensiero, della speculazione mentale, è meditazione.
Il virus delle chiacchiere persistenti del pensiero
distrugge completamente il naturale sistema umano. Sentiamo cosa si dice in
proposito nel Bodhicaryāvatāra sempre al capitolo V°:
48 “Quando i
pensieri distratti sorgono dentro di me, quando ho desiderio di criticare gli
altri, oppure sento nascere in me orgoglio o arroganza; quando nasce in me
l’intenzione di sottolineare gli errori degli altri, riprendere vecchi rancori,
oppure trarre in inganno gli altri
49 tutte le volte
che sono bramoso di elogi, propenso alla maldicenza, presuntuoso e litigioso,
ecco che in questi momenti debbo riflettere e rimanere immobile come un pezzo
di legno.
46 Ogni
qualvolta sorga il desiderio di muovermi
o di pronunciare parole, debbo prima accertare che la mia mente sia tranquilla
ed agire di conseguenza in maniera appropriata.
47 Ogni volta che
nella mia mente sorge il germe dell’ira, o vi è attaccamento, io non devo in
questi momenti né agire né parlare, ma rimanere immobile come un pezzo di
legno.”
E’ così difficile per noi praticare questi
consigli, eppure non c’è nulla di più semplice, non bisogna fare niente, ma
solo rimanere immobili, in silenzio.
Spogliati dal condizionamento dei fattori mentali onnipresenti
e determinanti i pensieri divengono inerti, sono come pezzi di legno e questa
libertà è il silenzio della mente, stare come pezzi di legno significa dimorare
nell’innocenza, nella pura natura umana, nella mente, ecco perché è
indispensabile portare la pratica del silenzio della mente nella quotidianità
dell’esistenza.
Nella vita di Buddha si narra che, a molte domande
dei discepoli, la sua risposta fosse il silenzio, nulla avrebbe potuto essere
più autentico, essenziale.
52 “Tutte le volte
che sono impaziente e pigro e pieno di timori assurdi, privo di riservatezze e
desideroso di parlare a vanvera, con pensieri che nascono dettati dall’egoismo,
ecco che in quei momenti dovrei rimanere immobile come un pezzo di legno.”
Bisogna semplicemente stare nell’innocenza come un
pezzo di legno, non è necessario armarsi per combattere l’attaccamento o la
rabbia, non c’è nulla contro cui lottare, nulla da dover fare.
Questo è l’insegnamento di Sāntideva, la Via
del Bodhisattva, e significa la Via della Pace, messaggio riproposto
concretamente dal Mahātmā Gandhi, non c’è nulla per cui ci si debba porre
“contro”, ma semplicemente permanere nell’innocenza, nella verità, nella
purezza del cuore.
Questa è la via del Dharma, la pratica semplice e
naturale della consapevolezza, della vigilanza, senza complicazioni,
sovrastrutture mentali e disastrosi intellettualismi artificiosi.
E’ molto difficile trasporre correttamente nella
cultura moderna il linguaggio usato in questi antichi testi, ma la sostanza è
essenziale, profonda e sempre ugualmente valida
53 “Analizzando in
tale maniera la sua mente, il Bodhisattva, se accertasse la presenza di
pensieri nocivi e futili, applicando i giusti antidoti la mantiene stabile.”
La tranquillità, il silenzio della mente, non è altro
che rimanere nell’innocenza, nella purezza, nella natura della mente.
Il silenzio è forza, resistenza, stabilità,
esperienza della natura pura della mente con consapevolezza e vigilanza e, come
ritroviamo in tutte le più grandi tradizioni antiche, nel Tao, nella Bhagavad
Gita, nei testi buddhisti, è agire senza agire, praticare il karma yoga,
cioè agire senza creare ulteriore karma, in un’innocenza attiva che protegge
dagli errori e governa i pensieri.
Questo è il segreto della mente, la più grande pratica
di Dharma, nel cristianesimo potremmo dire sacrifico, che però non significa
dover uccidere animali o fare altri strani rituali, sacrificio è rendere sacro,
restare nella natura pura e innocente del segreto della mente.
Il karma yoga è agire in modo puro, rimanendo
stabili nell’innocenza e rinunciando all’azione futile.
Noi, al contrario, cerchiamo sempre di produrre
cose, di costruire, vogliamo fabbricare anche la spiritualità, ma che senso ha?
Non è possibile, non c’è nulla da edificare, questa è un’interpretazione
completamente errata, inutile speculazione mentale, semplicemente si deve
lasciare libero il necessario spazio che è la sorgente di ogni qualità.
Invece la nostra frenesia nel cercare di congegnare
artificiosamente ogni cosa è il peccato originale, l’ignoranza fondamentale che
ci ottenebra e nasconde il vero tesoro della mente, che non ci permette di
realizzare il vuoto della mente, e non ci lascia restare fermi, tranquilli come
pezzi di legno.
Il più grande yogi tibetano, Milarepa, ha mostrato
con la sua vita tutta la forza e il coraggio di compiere con estrema fermezza
la rinuncia radicale sino a giungere alla completa trasformazione di sé nella
purezza della mente e del corpo. In occidente analoga figura è san Francesco
d’Assisi.
A noi non è consentito copiare il loro modo di
vivere poiché in quest’epoca sarebbe impossibile e anacronistico, ma il
concetto fondamentale che sta alla base del comportamento esteriore non cambia,
è attuabile e concretamente realizzabile, non c’è alcuna contraddizione
nell’azione senza azione, nel vivere normalmente la quotidianità praticando il
Dharma, dobbiamo agire nella purezza della mente senza produrre ulteriore
karma. Il karma è creato dall’intenzione, dall’afferrarsi al sé, dalla bramosia.
Gli esseri umani nutrono una particolare curiosità
nei confronti di tutto ciò che non conoscono, quasi si aspettassero di veder
improvvisamente e miracolosamente comparire Cristo, Buddha, e allo stesso modo
sperano di ottenere la conoscenza del segreto della mente, ma Buddha ha detto
che la mente non può vedere la mente, così come la lama di un coltello non può
tagliare se stessa, e nemmeno una lampada è in grado di trovare se stessa al
buio, però i suoi raggi luminosi possono illuminare la notte e dimostrare
l’esistenza della luce.
Allo stesso modo noi sentiamo, come la luce nella
notte, che esistiamo, che la mente esiste, non è necessario cercare ovunque
dove sia la mente, nella meditazione ne possiamo sentire la presenza, la luce, e
dunque sappiamo che esiste, tutto il resto complica ulteriormente la possibilità
di comprensione e serve solo ad accrescere a dismisura l stato confusionale.
Riflettiamo sul segreto e il silenzio della mente e
meditiamo con vigilanza e consapevolezza.
(segue
meditazione)
Rimanendo sul piano pratico ciò che non dobbiamo
mai scordare è la necessità di mantenere costantemente vigile la motivazione,
l’intenzione, che a livello umano è la pace nel proprio mondo interiore, così come
in quello alternativo ed esteriore, e su questa base possiamo tranquillizzare,
rigenerare, il nostro cuore.
Il primo passo della meditazione è disporre il
corpo nella posizione corretta e rilassata, dobbiamo liberarci da tutte le
sovrastrutture e imparare a lasciar andare ogni cosa. Il secondo passo consiste
nel seguire con consapevolezza il ritmo calmo e profondo del respiro, infine nella
terza fase ci concentriamo sul punto centrale di noi stessi, del cuore, del
mandala, applicando le due fondamentali facoltà della vigilanza e della
consapevolezza.
La mente nel nostro centro è completamente pura,
pacifica, neutrale, ma da essa sorgono i pensieri. Secondo la terminologia
occidentale, dall’anima sorge lo spirito, dallo spirito sorgono superconscio,
subconscio e conscio. I pensieri così formati sono assorbiti nella coscienza,
nello spirito, che è la purezza della nostra mente, l’innocenza naturale che
non può essere costruita artificiosamente con un’elaborazione esteriore.
L’idea di una spiritualità calcolata per essere edificata
piano su piano, come un grattacielo, è il più grande inganno dell’umanità, è
speculazione mentale che corrompe l’essenza del supremo Dharma, il segreto
della mente.
Per governare e proteggere la mente dobbiamo
semplicemente saper riconoscere, al sorgere di ogni pensiero, positivo o
negativo, la presenza in esso dei dieci fattori mentali, cinque onnipresenti e
cinque determinanti che noi invece, rincorrendo insensatamente e freneticamente
una felicità illusoria, ignoriamo completamente tanto da affondare nelle sabbie
mobili dell’infelicità, in una folle e insensata confusione.
Eppure la pratica del Dharma è semplicissima, è
rimanere nella natura della mente senza dover fare nulla, è essenzialmente rinuncia,
azione che non crea ulteriore karma, azione senza azione, azione senza
aspettativa, azione senza bramosia.
Noi invece ci agitiamo ininterrottamente senza
permettere alla mente di dimorare nel suo silenzio, la stordiamo in un fracasso
ininterrotto.
Tutto questo è particolarmente nocivo alla salute
globale, dobbiamo dunque ritornare alla base del vivere, alla motivazione,
all’intenzione che imprime senso all’esistenza, che genera l’azione e, proprio
in questo momento così delicato e sottile, la nostra consapevolezza deve
vigilare attentamente affinché non cadiamo nella trappola di produrre ulteriore
karma.
Durante la meditazione formale abbiamo un compito
preciso, così come nella quotidianità ordinaria ne abbiamo un altro,
altrettanto importante ed essenziale alla pratica del Dharma, entrambi, il
livello meditativo vero e proprio e quello post-meditativo, sono complementari
e imprescindibili uno dall’altro, non c’è dualismo né contraddizione tra mondo
materiale e spirituale.
Domanda: Perché parli della trappola del
karma?
Lama: La nostra vita è fondata
sul karma accumulato precedentemente, ne è completamente condizionata, quindi dobbiamo
cercare, nel limite del possibile, di non crearne di nuovo, poiché se non siamo
più che vigili il karma produce inevitabilmente altro karma. Soltanto nella
consapevolezza possiamo cambiare, trasformare il karma.
Domanda: Come possiamo impedirci di
produrre altro karma se questo pare quasi essenziale alla vita, ne è così
inscindibilmente collegato che non vedo una possibile via d’uscita….
Lama: Noi possediamo già una
dose di karma più che sufficiente alla vita, non abbiamo proprio bisogno di
aumentarlo. Ogni karma che produciamo è il seme che si trasformerà in frutto,
ogni azione di bramosia produrrà il seme corrispondente, il karma, l’impronta
indelebile nella coscienza principale, i cinque fattori mentali che permeano
ogni atto dell’esistenza.
La nostra vita
è il risultato di tutti questi semi di karma, per cui è fondamentale non
lasciarsi coinvolgere in ulteriori atti negativi onde non fortificare le
erbacce già invasive nel nostro giardino e soprattutto non seminarne di nuove.
La bramosia
nasce dall’attaccamento al sé, per questo dobbiamo imparare a conoscere e
controllare l’ego, senza pretendere di eliminarlo, perché senza ego non c’è
nemmeno vita e, come disse Gandhi, finché si vive nel corpo è impossibile non
creare karma, ciò che dobbiamo fare è vigilare per ridurlo al minimo e
trasformarlo.
Intervento: Vorrei segnalare uno studio di
ricercatori belgi, pubblicato sul Corriere della Sera con il titolo: “Il
vero zingaro non è il cuore, ma la mente” in cui si sottolineava
l’ingovernabilità del pensiero rispetto ai sentimenti, alle emozioni, e si
voleva dimostrare che coloro che speculano e concettualizzano intellettualmente
sono in realtà più infelici rispetto a coloro che agiscono privilegiando il
sentimento.
Domanda: Ritornando ai cinque fattori
onnipresenti: se mi arrabbio avverto un nodo allo stomaco e questo dovrebbe
corrispondere alla sensazione, se reagisco desiderando di colpire qualcuno è
l’aspirazione, se riconosco la rabbia è la conoscenza, è così?
Lama: Esattamente, tutto è
permeato dai fattori mentali. I necessari livelli di pratica del Dharma sono
due, uno formale, meditativo, e uno post-meditativo che abbraccia tutta la
quotidianità. Nella meditazione analitica si approfondisce la conoscenza
dell’evento, ad esempio si visualizza questa rabbia, si studiano le facoltà
mentali così da giungere ad una conoscenza completa del fenomeno, un aiuto
concreto e importante nella vita ordinaria.
Intervento: Ho incontrato due volte il Dalai
Lama, e oggi te, e constato che entrambi avete la capacità di dire le cose più
serie e altrettanto di scoppiare in una risata genuina, infantile, questo mi
affascina moltissimo, perché in genere noi occidentali ci prendiamo molto sul
serio e quando affrontiamo argomenti importanti ne assumiamo anche l’aspetto
esteriore, non potremmo mai ridere così fragorosamente. Vorrei che ci facessi
un corso su come abbandonarci ad una risata tanto spontanea, bella e autenticamente
gioiosa!...
Intervento: Credo che il Dalai Lama con
queste risate dimostri la sua innocenza….
Domanda: Ci sono parole che al solo
pronunciarle determinano un’energia positiva o negativa?
Lama: La parola in sé non ha
particolare peso, ciò che conta assolutamente è l’intenzione, la motivazione che
determina l’azione.
Intervento: Mi viene in mente quel passo del
Bodhicaryāvatāra in cui si dice che se le azioni dei Bodhisattva consistessero
nel donare beni materiali non potremmo spiegarci come mai ci siano ancora tanti
poveri nel mondo, ma ciò che conta non è tanto l’elemosina materiale, quello
che è in realtà fondamentale, il motore del Bodhisattva, è la motivazione della
generosità.
Lama: Vi ho parlato di tante
cose, realmente semplici, eppure la pratica di Dharma è il più difficile compito
su questa terra, l’inestimabile tesoro che conferisce la dignità umana, il
segreto da conoscere, conservare, custodire nel silenzio della mente.
Domanda: La dignità umana è in qualche
modo collegata al segreto della mente?
Lama: Non è collegata, la
dignità umana è il segreto della mente. Noi viviamo sempre soltanto nel mondo
immaginario creando fantasie che riteniamo reali e che non condividiamo con
nessuno, ma la dignità umana è un valore comune a tutti, è il segreto della
mente, il vero autentico valore umano.
Leggiamo i bellissimi versi della preghiera del Bodhisattva tratti dal
capitolo III°:
6. “Con mani giunte
io imploro voi Buddha vittoriosi che avete desiderato di abbandonare il corpo e
vi prego di restare per innumerevoli ere, non lasciate il mondo prigioniero della
sua ignoranza.
7. Perciò tutte le
qualità che io abbia accumulato attraverso la pratica da me effettuata le
dedico affinché scompaia definitivamente la sofferenza di ogni essere vivente.
8. Che io divenga
medico, farmaco, infermiere per ogni malato nel mondo, fino a che ognuno non
abbia raggiunto la guarigione.
9. Che cada una
pioggia di alimenti e di bevande così che si plachino le sofferenze della fame
e della sete; durante il corso delle ere di carestia possa io stesso diventare
qualunque alimento e bevanda.
10. Che io possa
diventare un tesoro inesauribile per poveri e bisognosi e possa trasformarmi in
qualunque cosa di cui loro abbiano necessità e che tutto questo sia per loro facile
raggiungimento.
11. Senza provare
sensazioni di perdita offrirò il mio corpo e i miei averi e tutti i miei meriti
presenti e futuri allo scopo di realizzare i benefici per tutti gli esseri
senzienti.”
Grazie a tutti,
concludiamo l’incontro con la preghiera di dedica dei meriti.