Wednesday 22 January 2014

Introduzione a Lam Rim e Lo Jong






Introduzione a Lam Rim e Lo Jong





GESHE GEDUN THARCHIN
RITIRO 31/10- 3/11/2013 



Lo Jong e Lam Rim rappresentano due punti focali per lo sviluppo e il mantenimento dell’equilibrio interiore e un primo passo essenziale per realizzarli è imparare ad osservare e a controllare il nostro respiro, nel senso di respirare in modo pacifico e tranquillo, consapevolmente, perché ciò vuol dire che riusciamo a controllare noi stessi, ed è davvero importante.
Infatti il nostro problema non è controllare gli altri, bensì controllare noi stessi, un’attitudine molto difficile da applicare.
Come facciamo a controllare noi stessi? Un essenziale inizio è imparare a controllare il respiro, respirando in maniera tranquilla e consapevole, pienamente, e non solo durante la meditazione, ma anche in ogni atto della quotidianità. Sperimentare in questi giorni anche soltanto questa pratica, sarebbe già molto utile poiché rappresenta la base di tutte le pratiche.
Ma durante questo ritiro faremo un ulteriore passo affrontando un altro punto assolutamente essenziale: il Lo Jong, una pratica così profonda che necessiterebbe di centinaia di reincarnazioni per essere insegnata e conosciuta almeno in parte, non finiremmo mai…
Lam Rim e Lo Jong, sono due centri focali: Lam Rim, vuol dire sentiero graduale, una pratica completa degli insegnamenti del Buddha, mentre Lo Jong è la pratica fondamentale del bodhisattva, ed entrambe non possono essere scisse, procedono congiuntamente in quanto il Lo Jong è parte del Lam Rim, anche se appartiene specificamente al sentiero del Bodhisattva e ne costituisce la pratica principale.
Questo è il tema che insieme, in questi giorni, dovremo imparare, approfondire, studiare, applicare secondo le nostre capacità, tutto dipende da ognuno di noi.
Abbiamo posto le basi per la meditazione, vipassana, di consapevolezza. Facciamo questo per attivare e consolidare le nostre risorse interiori, un momento fondamentale, poiché quando ci troviamo nell’ambiente giusto, nelle condizioni favorevoli, riusciamo facilmente a usufruire delle nostre risorse, ma se non lo siamo, abbiamo difficoltà nel riconoscere queste potenzialità che diventano così di scarso valore. In un ambiente tranquillo, sereno, di pace, possiamo farlo, possiamo valorizzare le nostre capacità interiori, ed è molto importante non lasciar passare una tale opportunità.
Il desiderio fa parte della vita umana, si brama e si vuole tutto, ma evidentemente questo è impossibile ed è la causa prima di tutte le nostre sofferenze, sia in campo materiale che spirituale, dovunque questa crisi ci colpisce perché tutti desideriamo tutto e restiamo costantemente insoddisfatti perché vorremmo sempre di più, un obiettivo assolutamente irrealizzabile.
Il desiderio nella sua natura non è negativo, ma lo diventa quando viene distorto dall’errata visione, diventa miraggio, illusione, non umano e non corrisponde affatto alla realtà.
I desideri umani autentici sono quelli attuabili, e come vengono definiti nel linguaggio del Dharma? Rinuncia.
Rinuncia vuol dire rinuncia al desiderio illimitato e falso, desiderare solo ciò che è fattibile in base alla propria capacità umana. Se riusciamo a muoverci, a procedere su questo piano potremo crescere umanamente e affrontare le difficoltà della vita con serenità, tranquillità, pace interiore.
L’illusione, il desiderio illusorio, è il motivo degli sconvolgimenti, dell’insoddisfazione, della sofferenza e di tutta la confusione e crisi interiore.
Con la meditazione, la consapevolezza, il respiro cosciente e tranquillo, impareremo a distinguere questi due tipi di desideri contrapposti che, all’apparenza, si presentano sempre confusamente insieme.
La cosa importante, la prima, è saper riconoscere la preziosità e il valore della vita umana. Nella lingua tibetana si chiama dal gior gyi ten. Ten vuol dire esistenza umana, che però non è sufficiente se non è accompagnata da due qualità essenziali : il tempo e la facilità (gior).
La sola esistenza è completamente vuota e priva di senso se non è vissuta profondamente in ogni attimo, con il tempo che le è dato, e con facilità, o meglio con quella naturalezza che permette di riconoscerne naturalmente la bellezza, l’unicità, la grandezza del suo valore.
Per raccogliere e godere il senso della vita umana sono dunque fondamentali queste due qualità: tempo e facilità. In questo incontro abbiamo tutto, il tempo da dedicare al nostro obiettivo e la facilità, le condizioni eccellenti, ci sono gli amici giusti con cui condividere interessi e pratiche spirituali, perciò, per noi si tratta di un momento molto importante, di grande valore, dunque per prima cosa riconosciamo la preziosità, il valore del nostro tempo e la possibilità di arricchimento della nostra stessa vita.
Quando incontriamo le giuste condizioni, il giusto momento, il giusto tempo, la giusta facilità, abbiamo tutto, non c’è più nulla da desiderare, la realizzazione stessa o la famosa illuminazione non ci turbano minimamente perché sono al di là dei nostri desideri. L’unica cosa che conta è l’attenzione consapevole al nostro “qui e ora”, a come sappiamo costruire attimo per attimo la nostra preziosissima vita.
Perciò la capacità di creare sempre le giuste condizioni è la causa principale per ottenere la pace e la felicità, e non il desiderio. Qui abbiamo tutte le condizioni per accogliere la nostra pace o valore interiore. Il valore dell’esistenza non ci è dato dall’esterno, è in noi stessi, già e sempre presente, si tratta solo di farlo sbocciare, crescere, è necessario mettere in atto le giuste condizioni per l’esistenza umana.
Per usare una metafora potremmo dire che il nostro corpo fisico è simile a un campo in cui potranno germogliare i semi; le giuste condizioni sono come i fiori; e il nostro umano valore interiore è rappresentato dai frutti. Il campo è il nostro ambiente, la nostra esistenza fisica, i fiori sono il condizionamento, le scelte, e i frutti il nostro valore, e tutto è inscindibilmente correlato, il campo è indispensabile per far crescere le piante e i loro fiori da cui potranno maturare i frutti.
Mantenere il giusto equilibrio tra questi tre fondamentali elementi non è facile, richiede costante cura ed attenzione, senza pigrizia, senza abbandonarsi a false illusioni, ma proprio qui ci scontriamo con le nostre più macroscopiche difficoltà che oscurano e bloccano la strada verso la felicità, perché non si tratta di un’autostrada, ma di un sentiero in salita da percorrere lentamente, passo dopo passo, ammirando e godendo di ogni aspetto della natura circostante.
Noi invece vorremmo raggiungere la meta con un aereo supersonico, senza vedere nulla, ma la felicità, la pace, la soddisfazione non sanno che farsene di questi potenti mezzi tecnologici, non sono lontane, ma già qui, in noi stessi, dobbiamo procedere molto lentamente e non correre per poterne vedere l’immensa bellezza, non sono un programma da installare repentinamente nel computer per ottenere un nuovo fantastico software, non è possibile!..
La felicità nasce come frutto della nostra esistenza fisica e matura nella condizione giusta, pacifica, tranquilla.
Come ottenere la soddisfazione nell’esistenza, il senso della vita?
La soddisfazione deriva da quella capacità spirituale che riesce a cogliere e gestire nella profondità del proprio essere in modo assolutamente equanime sia la felicità che la sofferenza nella loro più pura essenza.
Le domande che comunemente gli esseri umani si pongono sono: -Perché siamo su questa terra?- Cosa devo fare?- la risposta è semplicissima, naturale: non c’è nulla da dover fare, ma semplicemente essere, soltanto “just being”, senza speculazioni mentali. Questo è il campo giusto per far germogliare la propria qualità umana. Se il campo inaridisce e muore, è inutile, impossibile piantare qualcosa che non può crescere. Il campo deve essere fermo, tranquillo, pacifico, naturale, e questo si chiama “just being”, semplicemente essere. Questa è la prima meditazione, la più grande che si possa fare, le elucubrazioni intellettuali di vario tipo non servono a nulla. La meditazione trasformata in film mentali, è assolutamente inutile e dannosa.
Alla domanda -che cos’è la meditazione… ecc? - non so cosa rispondere perché è una domanda inutile, ci si può blaterare all’infinito per il gusto di parlare, ma non serve a nulla. L’importante è solo questo -essere- come un foglio di carta bianca.
Per scrivere, cosa serve? - Carta bianca.- Posso utilizzare la carta già scritta per scrivere? -No.- Carta bianca è semplicemente essere, questo è lo status su cui si cominciano a imprimere con inchiostro indelebile le qualità.
Dunque la prima difficoltà è trovare questa carta intonsa, è necessario disporre di spazio, gettiamo nel  cestino i fogli già scritti e le preregistrazioni, abbiamo solo bisogno di carta bianca e di cd vuoti. La prima meditazione è come carta bianca: non pensare a niente, solo respirare, basta.

(Segue Meditazione collettiva)

Bene, abbiamo compiuto insieme un primo passo di meditazione, di pratica spirituale, di purificazione totale, è facile o no?
La purificazione totale consiste nel lasciar andare tutto ciò che sovraccarica la memoria, sia buona che cattiva, il negativo e il positivo, è bene cancellare tutto.
Noi siamo continuamente tentati di catalogare e diversificare ogni cosa, ma è impossibile separare: - buono e positivo - cattivo e negativo - bello e  brutto…
La discriminazione è un atteggiamento completamente sbagliato, comporta giudizi perentori e falsati, frutto di visione distorta e non corrispondente alla realtà. Non bisogna mai dividere, separare, ma lasciar andare tutto ciò che è ormai passato, richiamarlo alla mente non serve a nulla e a nessuno, è solo un ulteriore ostacolo. Il passato è passato, sia buono che cattivo, sia positivo che negativo, bisogna cancellare tutto, rimanere semplicemente come carta bianca, solo in questo caso si possono nutrire e far crescere i valori, altrimenti è impossibile, è troppo complicato.
Restiamo qui insieme attenendoci al nostro programma: “vivere con la felicità della consapevolezza” che corrisponde alla nostra meditazione, semplicemente essere, questo è vivere con la felicità.
Quando parliamo di felicità non ci riferiamo a qualche emozione o sensazione particolare, non è questo il senso, ci rivolgiamo a una realtà ben più profonda e sottile, vivere con la felicità della consapevolezza è semplicemente “essere” dimorare nell’essenza dell’essere, nulla di più. Non è necessario aggiungere altro, costruire pensieri, basta solo esistere respirando.
La nostra vita è respiro, la nostra esistenza dipende dal respiro, finché respiriamo esistiamo, quando non respiriamo più siamo morti, perciò è importante il respiro, solo quello. Respirare bene, male, tutto qua.
La felicità della consapevolezza è questo, è lo status dell’equanimità, non è discriminazione, non si perde nelle sensazioni che dividono, separano. Nell’equanimità non c’è posto per il dualismo, non esiste più né felice né infelice, scompaiono le sensazioni opposte, i giudizi, la mente discriminante, rimane soltanto l’equanimità.
Il nostro programma, Lamrim e Ton Len, indica il punto di arrivo, ma comincia dal vivere con la felicità.
Per aiutarci ad entrare in questa meditazione recitiamo insieme i Versi per generare la Bodhicitta, in questo modo è come se scegliessimo i buoni semi da piantare nel nostro cuore, è come aprire la pagina bianca, lasciamo dunque andare i pensieri perché se rimangono imbrattano la pagina che diventa già scritta. Cerchiamo di dimorare nel vuoto, senza pensieri, perché se ci fermiamo su di essi senza aver prima trovato un punto di stabilità è pericoloso. Soltanto dopo aver acquisito stabilità, tranquillità, serenità siamo nella condizione di poter analizzare i pensieri  senza soffermarsi su quelli inutili che producono soltanto confusione.
Leggiamo i testi sul libretto del Lam Rim, “La Pratica dei sette rami”, “La triplice pratica quotidiana”, “il Sutra del cuore della saggezza” e “La Preghiera ai Lama del lignaggio Lam Rim”
(segue lettura)
La lettura di questi testi è una forma di meditazione molto importante, perché si medita congiuntamente con corpo, parola e mente. Nella lettura c’è riflessione, ogni parola è ricca di significati positivi, non contiene nulla di negativo, è un’accumulazione di meriti, tramite azione verbale, in modo fisicamente rispettoso.
Io tengo la mente ferma su questo continuum di tanti valori, la ritengo una forma di meditazione molto importante, soprattutto per iniziare, per i principianti. Così, leggendo, sei costretto a riflettere, a dire e seguire tutti questi sentieri, pratiche e valori.
Che cos’è Lamrim? E’ tutto questo.
Qui ho un testo sul Lam Rim, breve ma molto importante, scritto dal maestro del secondo Dalai Lama, e la sua preziosità consiste proprio nell’essere la trascrizione originale della prima stesura a cui ne sono seguite poi molte altre, annacquate e meno attendibili. Succede come per il the, il primo è buono, se poi però si continua ad aggiungere acqua alla fine non saprà più di niente.
Il testo di questo famoso studioso, descrive dettagliatamente il senso e la pratica il Lam Rim e per noi questi contenuti sono fondamentali, dobbiamo concentrarci su essi e non disperderci ad analizzare l’autore, chi era, come viveva e così via. Il Buddha raccomandava di non soffermarsi ad esaminare le persone, ma di guardare con attenzione le loro qualità, il loro Dharma.
Dunque lasciamo stare il titolo dell’opera e il suo autore, ma addentriamoci in ciò che conta, nel suo lavoro, nel contenuto:
“Omaggio al Buddha Vajradhara,  inseparabile dal suo guru Buddha, prego di proteggermi con la sua compassione.”
Questo è il commentario del Lam Rim, il sentiero per persone fortunate, cioè quelle che corrispondono al Lam Rim. Ognuna di loro possiede proprie caratteristiche mentali, cultura, formazione, storia e tutte, seppur con espressioni diversificate, corrispondono pienamente al sentiero del Lam Rim. Per esempio, qualcuno si trova maggiormente in sintonia con il buddhismo, altri con l’induismo, con il Cristianesimo, con l’Islam, ed è bene che sia così, che ognuno rispetti e assecondi le proprie caratteristiche mentali corrispondenti ai vari sentieri spirituali, sono tutti nel Lam Rim poiché l’essenza, la sostanza, non cambia, la differenza apparente consiste solo nell’espressione di una diversa inclinazione mentale. La qualità della spiritualità non dipende dalla scelta di un sentiero o di un altro, ma da colui che lo percorre, dalla corrispondenza del pellegrino con quella via.
Il Lam Rim dunque è la pratica pienamente realizzabile da tutti, è per coloro che corrispondono al sentiero, cioè che affrontano con sincerità e cuore aperto il percorso secondo la loro specifica inclinazione mentale.
Questo è un concetto fondamentale. Non esiste un’unica via su cui tutti devono andare per forza, questa è un’interpretazione assolutamente sbagliata.
Buddha e Cristo affermando “questa è l’unica via” hanno indicato il cammino universale, davvero unico, irrinunciabile, di amore di pace, di fratellanza, di realizzazione umana, non hanno mai pensato né detto: “queste norme, questi dogmi, questi rituali sono gli unici autentici mentre tutti gli altri sono errati….”. Questa interpretazione ristretta è stata costruita in seguito da coloro che preferirono fraintendere completamente il messaggio per ottusità, chiusura mentale e per difendere i diversi centri di potere.
Le parole di Buddha e di Cristo, sono parole autentiche, l’interpretazione che ne è stata data è completamente sbagliata. Dicendo “questa è l’unica via” hanno incluso tutti i sentieri spirituali, senza alcuna esclusione.
Ancora oggi invece quando si persiste nel gravissimo errore interpretativo che esclude e riconosce la supremazia di un modello rispetto a tutti gli altri si cade nella trappola mortale del fanatismo si diventa settari, fondamentalisti, nemici e non fratelli, carichi di odio e non di amore e questo è terribile, è il vero tradimento dell’insegnamento che questi grandi maestri ci hanno donato.
“Spirituale-fondamentalista”, è una contraddizione di termini, non può davvero esistere, la via spirituale abbraccia, include, non esclude mai, in nessun caso, riconosce profondamente la diversità di ognuno, è la via della crescita umana nella libertà, non dice nemmeno che tutti devono praticare il Lam Rim per forza, dice semplicemente che questa via è data a quei fortunati che hanno un’inclinazione mentale che vi corrisponde.
La pratica del Lam Rim si sviluppa su due livelli, l’accumulazione dei meriti e l’addestramento mentale.
Nel primo livello, l’accumulazione dei meriti, dobbiamo applicarci a dissodare il terreno, a preparare il nostro campo interiore con terra buona , pulita, fertile.
Nel secondo livello dobbiamo dedicarci alla coltivazione delle pianticelle, è il training, l’allenamento mentale. Prima di addestrare i cavalli ci vuole il campo per farli correre, ma se questo manca, dove potranno galoppare? E’ impossibile. Le auto dove vanno se non c’è la pista? dove corre Schumacher?
Il primo passo dunque è la preparazione dell’idoneo terreno interiore a cui potrà seguire  l’addestramento mentale.
Come si crea il campo, la pista su cui addestrare i cavalli? Occorre molto tempo, impegno e costanza. Si inizia con la meditazione formale, prima di tutto è importante scegliere un ambiente confortevole in cui potersi sentire a proprio agio, poi si presta attenzione alla postura, ci si siede sui cuscini come il Buddha cercando di mantenere la colonna vertebrale diritta, ma senza forzature, sempre rilassati e comodi e si inizia a osservare il proprio respiro, ogni inspirazione ed espirazione, calmo, regolare. Questa pratica è “just being”, semplicemente essere.
Per riuscire a “semplicemente essere” nella meditazione si insiste giustamente sulla necessità di essere nelle condizioni e nell’ambiente favorevole per poter rivolgere lo sguardo alla propria interiorità senza dover fronteggiare ostacoli esterni, ed è importante questo richiamo al benessere della persona che si accinge a entrare nel profondo di sé, perché se si trovasse in una condizione spiacevole non sarebbe in grado di ottenere nulla. Non si può “semplicemente essere” standosene sui carboni ardenti o su un sedile di chiodi, no? Queste sono le facilità di cui abbiamo già parlato.
Stare seduti come Buddha, ma cos’è la posizione del Buddha? E’ una posizione di pace, tranquillità, serenità, gioia, compassione, amore, gentilezza… comprende tutto, facilita la concentrazione su se stessi, induce a rivolgere l’attenzione alla propria interiorità e ad allontanare lo sguardo da tutto ciò che è esteriore, superficiale, distraente, dobbiamo imparare ad osservare l’attitudine interiore, quella che è presente in questo preciso momento.
Domanda: Che cos’è il karma? Come lo si produce? Quando finisce?
Risposta:   E’ molto difficile definire chiaramente la natura del karma, non c’è una spiegazione definitiva che vada bene per tutto, sono state scritte pagine e pagine su questo argomento e tutte sono troppo arzigogolate e complicate. E’ un errore attaccarsi alle parole, ai libri, è soltanto l’ennesimo film fonte di confusione mentale e non serve a niente.
Non c’è punto di partenza né di arrivo, noi siamo sempre in viaggio, la strada è la stessa e il punto di partenza e di arrivo coincidono. L’unica cosa importante è “self confidence”, la fiducia in se stessi. E’ indispensabile l’equilibrio nel trovare il giusto livello di “self confidence”, una porzione eccessiva sarebbe dannosa, così come una scarsa.
La fiducia in se stessi è fondamentale per procedere con coraggio, con entusiasmo con il giusto riconoscimento del proprio valore interiore. Se non si ha fiducia in se stessi si cerca ininterrottamente qualcosa al di fuori, si esige ad ogni costo l’approvazione altrui, ma questo è sbagliato, non c’è bisogno di un riconoscimento esteriore per vedere il proprio valore umano così presente in ognuno di noi.
Avere questa fiducia vuol dire riconoscere il proprio valore nella sua pienezza e autenticità. Se un individuo, ad esempio, non conoscesse il valore dell’arte, anche i più bei disegni gli sembrerebbero soltanto cartoline, cose senza importanza, così, ogni essere umano ha un immenso valore dentro di sé ma, se non lo conosce non è in grado di apprezzarlo e allora continuerà a cercarlo al di fuori, negli altri. Ma i valori che ogni essere umano ha appartengono alla sua natura e quelli degli altri restano a loro, noi possiamo osservarli con ammirazione, o con invidia, o in qualsiasi modo, ma rimangono soltanto a livello di spettacolo e non trasformano il nostro essere.
Conoscere il proprio valore, potenziarlo, fa parte del lavoro dell’artista interiore e per diventare un artista spirituale non è sufficiente studiare o praticare, è necessario saper riuscire a valorizzare i pensieri, le azioni, ad usufruire pienamente della loro essenza con presenza mentale, questa è la ricchezza della nostra vita.
Domande: ma cosa si può fare quando non si riesce a riconoscere i propri valori? Se si è soli contro tutti e si subisce continuamente la denigrazione da parte degli altri?
Risposta: Tutto questo è frutto di fantasia, non esiste nella realtà. Il vero problema, quello fondamentale, è generato dall’Io, da questo ego smisurato che tentiamo di blandire, di viziare con tutto ciò che ci viene proposto dall’esterno, le tecnologie più sofisticate così come coreografiche ed esotiche forme di meditazione…, facciamo di tutto pur di non riconoscere la nostra totale schiavitù e dipendenza da questo subdolo dittatore. Il nostro Io è il creatore di tutti i problemi, della depressione, dell’angoscia, dell’orgoglio ferito, del vittimismo, di tutto ciò che ci tormenta, ma, invece di ignorare una presenza così ingombrante, dovremmo avere il coraggio di guardarlo direttamente con lucidità mentale, senza sconti, seppur con benevolenza priva di giudizio, in questo modo ne riconosciamo chiaramente tutto il peso, ma al contempo lo alleggeriamo, lo priviamo del carico di plus valore che gli attribuiamo continuamente e che in realtà non ha, dobbiamo semplicemente non aver paura di osservarlo per ciò che è, con leggerezza, e in questo modo dimorare nella pace del “simple being”, dobbiamo “semplicemente essere”.
Questa è la condizione umana, se riusciamo a trasformare l’io prepotente nel sé consapevole galleggiamo nel flusso dell’Universo, naturalmente, compiutamente, come con il “surfing”, questa è la nostra grande libertà. Se una persona è abile in questo surfing ogni istante della sua esistenza è ricco di gioia e di soddisfazione.
Tutto dipende dalla conoscenza e dal controllo dell’Io, se viviamo secondo il suo disegno, sottoposti alla sua dittatura, allora tutti i problemi saranno inevitabilmente presenti e costantemente incrementati, mentre se impariamo a vivere nella libertà del semplicemente essere senza costrizioni e ricatti, liberi dall’io che li crea, allora tutto diventerà ricchezza, crescita umana nella pace, nella gioia e nella soddisfazione.
Ritorniamo ora ad una modalità di procedimento concreto e sostanziale, abbiamo già visto che esistono due livelli di pratica:
1.     La pratica di accumulazione dei meriti che prevede la creazione e la cura del campo o pista o base.
2.     La pratica dell’addestramento della propria mente che ci permette di sviluppare la qualità spirituale.
Esistono poi due altre distinzioni, la prima riguarda la modalità della pratica durante la meditazione formale e la seconda si riferisce invece alla fase post meditativa, durante gli intervalli, le pause.
Questa mattina abbiamo praticato la meditazione formale, abbiamo letto testi importanti e riflettuto sul significato di ogni parola e anche questa è una forma di meditazione.
Però anche la fatica, gli impegni, le parole, le azioni, sono aspetti altrettanto significativi, forse a noi pare che siano rimasti li, un po’ in sospeso, non si è andati in fondo nell’analizzare la loro essenza, ma nulla è sprecato o va perduto, non è facile, ma bisogna aver pazienza e attendere, si deve digerire, maturare, trasformare la propria energia, riconoscere il proprio immenso valore interiore e ci vuole tutto il tempo necessario, non è come bere un caffè avvertendone immediatamente il beneficio stimolante, il caffè produce il suo effetto più velocemente, ma, affinché la pratica spirituale possa stabilizzare le sue portentose proprietà, occorre tempo, costanza, sacrifici, diligenza, intelligenza, gioia, pace, serenità.
Tutte queste condizioni costituiscono l’ambiente necessario per produrre il valore interiore affinché la pratica di meditazione diventi arte spirituale e consenta di riconoscere e valorizzare le proprie qualità interiori.
La fretta, la strada veloce e comoda non esistono, non bisogna arrivare da qualche parte, raggiungere qualcosa, ottenere o ricevere iniziazioni, benedizioni, trasmissioni… , in questo modo si è semplicemente dei collezionisti di rituali esteriori. Non è così, i valori spirituali sono già tutti lì, dentro di noi, però se noi non diventiamo abili artisti spirituali non riusciamo a riconoscerli e a valorizzarli e la nostra arte spirituale è sprecata, perde ogni validità.
Perciò la meditazione è una forma di “tecnica” per produrre e trasformare questi valori interiori nella ricchezza della propria vita, e per aiutarci a farlo segue tre passaggi fondamentali: - Preparazione, - Pratica rituale e - Conclusione.
Preparazione: descrive otto elementi preliminari per poter entrare nella meditazione  Lam Rim senza ostacoli esterni:
1.     sedersi in un ambiente appropriato comodamente sul cuscino nella posizione del loto;
2.     il corpo deve essere mantenuto eretto, senza inclinarsi da nessun lato;
3.     le spalle diritte mantengono la loro posizione naturale;
4.     la non testa deve essere inclinata con il naso allineato all’ombelico;
5.     gli occhi sono socchiusi con lo sguardo abbassato sulla linea della punta del naso;
6.     denti e labbra in posizione naturale mentre la lingua sfiora il palato;
7.     la mano destra poggia sul palmo della sinistra e i pollici si congiungono verso l’alto;
8.     l’inspirazione e l’espirazione non devono essere rumorose, né forzate, né irregolari: si lascino fluire senza sforzo in modo morbido e gentile.
Tutto questo non deve essere interpretato letteralmente come norma rigida, se ad esempio qualcuno, invece che sedersi nella posizione del loto, si sente maggiormente a proprio agio su una sedia va altrettanto bene, ciò che conta è la capacità di concentrazione, di consapevolezza mentale, si deve essere consapevoli della posizione fisica e non è importante che questa sia perfetta, è sufficiente averne coscienza.
Il punto molto importante è l’ottavo, il respiro, immaginiamo di inspirare dalla narice sinistra ed espirare dalla destra per sette volte, inspiriamo dalla narice destra ed espiriamo dalla sinistra per sette volte, poi inspiriamo nuovamente dalla narice sinistra ed espiriamo dalla destra per altre sette volte.
Manteniamo l’attenzione sul respiro e osserviamo la nostra attitudine mentale, la motivazione, dobbiamo sentirne la natura, riconoscere se sia positiva o negativa o neutrale, la tipologia dei pensieri presenti. Se ci sono pensieri negativi trasformarli in positivi, se ce ne sono di positivi enfatizzarne la positività. Poi dobbiamo stabilizzare la nostra motivazione verso la pratica del Lam Rim. Ognuno si può rilassare nella propria naturalezza.
Dopo questa prima fase preparativa si affronta il secondo passo: stabilire il campo dei meriti o campo di rifugio.
Questo è il campo del Lam Rim, o dei meriti, o di rifugio, che ora noi cerchiamo di visualizzare. Nel testo del Lam Rim è scritto:  “dalla serena e positiva motivazione che abbiamo praticato adesso, dalla natura di questa motivazione devi stabilire, nello spazio davanti a te, tutte queste immagini”.
La descrizione delle immagini in realtà è piuttosto complicata ma cerchiamo di orientarci in essa: Dobbiamo immaginare otto leoni che sostengono il trono, due per ogni punto cardinale. Il leone rappresenta il superamento della paura del mondo, della vita, della propria vita. Il trono è massiccio e stabile, non è comune, mondano, è un trono con la qualità del superamento della paura della vita, della malattia, della morte, è decorato tutto con pietre preziose, come il trono in San Pietro ed è molto grande. Sopra il trono, dobbiamo immaginare un grande fiore di loto, come un cuscino su cui posa una luna,  un disco lunare piatto, (cosmogonia indiana), e sopra la luna c’è il sole, un cuscino di sole. Il fiore di loto è il superamento del samsāra. Su questo sole è seduto Buddha. Il sole è luce, calore, la luna freschezza, il loto profumo. Il Buddha rappresenta anche la natura del proprio Buddha interiore, il proprio guru, è color oro e porta il segno della Buddhità. La sua mano destra tocca la Terra ed è la testimonianza della sua illuminazione. Soltanto la Terra può essere testimone della nostra illuminazione, nessun altro essere può farlo, non ci sono altre persone, Buddha, oracoli, nessuno. Buddha ha detto che la testimonianza autentica è la Terra, base per tutti. La postura del Buddha indica la contemplazione. In mano tiene una ciotola sempre colma di acqua pulita, di nettare. E’ abbigliato con tre vestiti di colore rosso/giallo. Le gambe sono incrociate, nella posizione del Vajra. È circondato da ogni lato da tutti i Buddha del lignaggio, i protettori, i bodhisattva. Su un cuscinetto, ci sono tutti i libri degli insegnamenti, sono libri in forma di luce, una raffigurazione di libri, ma nella forma di luce. Tutti, in questo Campo dei Meriti, sono felici, gioiosi e contenti di noi che stiamo cercando di fare buone cose con la nostra pratica. Anche noi siamo grati a loro, riconosciamo il loro valore, la loro compassione, tutte queste qualità.
Abbiamo così definito il campo dei meriti o di rifugio e ora si procede al terzo passo, prendere rifugio.
E’ giunto il momento di prendere rifugio nei tre gioielli: Buddha, Dharma e Sangha.
Il Buddha rappresenta l’esempio, la guida, ci dimostra che un essere umano ha raggiunto l’illuminazione e dunque ciò è possibile anche per ognuno di noi se seguiamo la sua pratica con intelligenza e compassione. Il Dharma è la via, il sentiero verso la realizzazione. Il Sangha, sono gli autentici genuini praticanti, sono tutti i Bodhisattva e i Santi.
Prendere rifugio nei tre gioielli significa prima di tutto sviluppare la motivazione della rinuncia. Senza rinuncia non c’è rifugio perché nella rinuncia si acquisiscono le cause del rifugio: la prima consiste nella facoltà di comprendere la natura della sofferenza del Samsāra; la seconda è la consapevolezza della natura dei tre gioielli che hanno la capacità di proteggerci dalla paura e dalla sofferenza del Samsāra, forse questo è un concetto di non facile comprensione, ma vi si arriverà un poco alla volta, piano piano.
La presa di rifugio è un passo importante, originato dalla motivazione della rinuncia, senza rinuncia sarebbe privo di ogni valore, e non è un evento formale, se lo fosse sarebbe degenerazione.
Il valore spirituale scaturisce dal proprio sviluppo interiore, non è un rito formale, non è fondato su disegni colorati, belle cartoline o piacevoli canzoncine. Il significato del rifugio non è questa coreografia con cui spesso lo si vuole circondare e che certamente non aiuta. Il senso del rifugio è la protezione autentica dalla paura di vivere e dalla sofferenza del mondo.
Prendere rifugio nella Trinità equivale perfettamente in qualsiasi religione, si riconosce l’incommensurabile valore della spiritualità, ogni religione ha la sua Trinità, questo è meraviglioso!
La visione mondana e non spirituale dei devoti più ligi ha portato a litigi carichi di odio, di rancori e di esclusione per affermare che la propria trinità è l’unica, la migliore. Ma dove sono finite la spiritualità, l’amore, la compassione e la saggezza intrinseche alla stessa Trinità?
Un simile atteggiamento poteva essere giustificato nei tempi antichi quando si viveva lontani da tutti gli altri, isolati nel proprio piccolo mondo, ma oggi, nella cosiddetta globalizzazione, viviamo tutti su un piccolo e interconnesso pianeta, quindi atteggiamenti così chiusi sono davvero segno di grande ristrettezza mentale e fonte di enormi e inutili sofferenze.
In origine tutte le religioni sono bellissime, sono il cuore della cultura umana, patrimonio dell’umanità, soltanto successivamente, a seguito della manipolazione umana, sono state completamente stravolte, utilizzate per giustificare guerre, conquiste, discriminazioni e conflitti sociali di ogni genere, oggi alcune forme di religiosità estremizzata fanno paura perché rappresentano la chiusura mentale più terribile che impedisce di riconoscere l’essenza pura e autentica della religione che è rimasta immutata e corrisponde, con tutte le altre, all’unico indiscriminato valore universale, anche se si esprime con diversi linguaggi. Le religioni sono giovani per l’umanità, ma la Trinità è senza tempo, ha il significato generale universale più profondo che nessuna discriminazione umana può minimamente intaccare.
Buddha rappresenta il cuore del valore universale, vede l’Universo come uno spazio infinito, dove tutti possono liberare se stessi dalle catene del proprio io, dalla sofferenza e dal dolore creati dalla chiusura mentale. La sofferenza non proviene mai dall’esterno, è creata dalla propria mente incapace di vedere lo spazio, dal cuore chiuso che preferisce restare arroccato nel proprio piccolo mondo, nella prigione oscura e solitaria.
Questo è il Samsara, non si tratta di un luogo, è interiore al nostro essere, non al di fuori. La sofferenza del samsāra è dentro, non c’è altra via per liberarsi da tutte queste catene che aprire la mente, spalancare le porte del nostro angusto spazio e liberarci nell’Universo.
Prendere rifugio nei tre gioielli significa aprire la porta del nostro cuore ed entrare nell’Universo, è affidarci alla loro protezione. Nell’Universo i concetti ristretti svaniscono, non c’è nascita, morte, felicità, sofferenza, desideri e rinuncia, nulla, perché non c’è non c’è dualismo, la mente discriminante è scomparsa.
Tendenzialmente la nostra mente ha un approccio dualistico, crea conflitti, confusione, ogni genere di complicazioni, incessantemente crea sofferenza e per tutto questo non c’è medicina, né dottori, né soluzioni esterne. Perciò bisogna aprire il cuore. - Buddha, Dharma, Sangha - così avviene il collegamento universale.
Il Campo dei Meriti è la rappresentazione di un mondo diverso da quello in cui siamo, dobbiamo collegare il nostro piccolo mondo con il mondo universale. Significa entrare in questa nuova società (del campo meriti), completamente aperta, dove non esiste più confusione, divisione, discriminazione. Nella nuova società siamo in compagnia di tutti i nostri santi, non c’è distinzione, dobbiamo soltanto partire da “just being”, semplicemente essere nello stato dell’innocenza, liberi dal passato e dai pensieri della vecchia schiavitù.
Abbiamo molto su cui riflettere. 


……….FINE ……

Nota del trascrittore "Purtroppo solo la prima giornata, perché mi hanno rubato la borsa con dentro il registratore e non ho potuto finire la trascrizione."